Mercoledì, 20 Settembre 2023 09:16

Ex Ilva tra fantasmi e dinosauri. Dov'è valutazione dell'impatto sanitario?

Il processo di decarbonizzazione dell'acciaio in Europa è partito, ma all'ex Ilva di Taranto è solo un fantasma:
pensare di rifare AFO5 è come voler viaggiare a marcia indietro.
Che aspetta il Ministero della Salute a produrre e rendere nota la valutazione dell'impatto sanitario dell'attuale impianto?

E' recentissima la notizia che in Austria la società VoestAlpine ha avviato il cantiere per la costruzione di un forno ad arco elettrico (EAF) a Donawitz: produrrà 850mila tonnellate di acciaio nel 2027, senza utilizzare carbone. E' prevista inoltre la costruzione di un secondo forno EAF a Linz con l'obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 di quasi 4 milioni di tonnellate all'anno, gettando le basi tecnologiche per la produzione dell'acciaio di domani, con un investimento complessivo di 1,5 miliardi di euro.

"Si tratta dell'ultimo tassello di un processo impetuoso che ha investito l'Europa e che ha come obiettivo la decarbonizzazione dell'acciaio" dichiarano Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto e Daniela Salzedo, direttrice di Legambiente Puglia " In Italia invece siamo fermi e la decisione del Governo di non finanziare con i fondi PNRR la costruzione dell'impianto per produrre il preridotto a Taranto, demandandone genericamente la realizzazione all'uso dei Fondi di sviluppo e coesione, rende allo stato la decarbonizzazione un fantasma. Non si sa quando mai potrà realizzarsi e, peraltro, nella domanda di A.I.A. presentata da Acciaierie d'Italia, non ve n'è traccia. Nel contempo si pensa invece a ricostruire l'altoforno 5, per una produzione tradizionale, a carbone, di quasi 4 milioni di tonnellate annue di acciaio altamente impattante sia per le emissioni inquinanti che per quelle di anidride carbonica. Una scelta in controtendenza rispetto a quanto sta avvenendo in tutta Europa: se attuata, invece che procedere in direzione della decarbonizzazione si andrebbe a marcia indietro, si ridarebbe vita ad un dinosauro."

Gli esempi di quanto sta avvenendo in Europa sono davvero tanti: in Olanda la Tata Steel, ha assegnato alle italiane Danieli e Tenova l'incarico di progettare e realizzare un nuovo impianto per la produzione di acciaio tramite la tecnologia DRI presso il proprio sito di Ijmuiden, con lo scopo di ridurre l'impatto ambientale della sua acciaieria passando dall'utilizzo di altiforni tradizionali a quello di impianti DRI H2-ready, cioè pronti per utilizzare l'idrogeno verde come gas riducente – al posto del metano – senza dover subire modifiche strutturali. La stessa cosa ha fatto Salzgitter Flachstahl nella Bassa Sassonia in Germania. Sempre in Germania Thyssenkrupp Steel ha chiesto alla Paul Wurth -SMS Group la costruzione di un impianto di riduzione diretta alimentato a idrogeno presso la sede di Duisburg con l'obiettivo di abbattere da subito le emissioni di 3,5 milioni di tonnellate di CO2 all'anno. L'investimento ammonta a oltre 1,8 miliardi di euro. L'impianto avrà una capacità di 2,5 milioni di tonnellate di DRI, e il completamento è previsto entro la fine del 2026.

"La rivoluzione dell'idrogeno è già cominciata: in Finlandia Blastr Green Steel vuole investire 4 miliardi di euro per costruire una acciaieria green ad Inkoo. L'obiettivo è produrre 2,5 milioni di tonnellate di acciaio low carbon dal 2026. La nuova acciaieria utilizzerà idrogeno verde, ottenuto sul posto con elettrolizzatori alimentati da fonti rinnovabili. Si punta a ridurre le emissioni complessive del 95% rispetto ai metodi tradizionali" sottolineano Daniela Salzedo e Lunetta Franco "In Svezia avanza il progetto della H2 Green Steel di una acciaieria totalmente alimentata da idrogeno verde a Boden. L'obiettivo è produrre 5 milioni di tonnellate di acciaio pulito. La società ha già raccolto un finanziamento azionario di circa 1,5 miliardi di euro. L'avvio della produzione è previsto entro la fine del 2025 e la società ha già contratti per circa la metà della produzione pianificata, nonostante l'acciaio verde sia più costoso di quello ad alta intensità di CO2. Sempre in Svezia procede veloce il progetto HYBRIT con cui il gruppo siderurgico SSAB sta sviluppando un impianto pilota in grado di produrre acciaio 'carbon free' grazie all'utilizzo di idrogeno verde. E' già in funzione a Svartöberget un sito sperimentale per lo stoccaggio di H2. La previsione è di produrre annualmente 1,3 milioni di tonnellate di DRI utilizzando idrogeno (una prima consegna è stata già effettuata alla Volvo) e 2,7 Mt/anno nel 2030."

Intanto in Spagna Arcelor Mittal prevede di sostituire i due altiforni tradizionali attualmente operativi nello stabilimento di Gijón con un forno elettrico ed un impianto per la produzione di preridotto L'impianto dovrebbe entrare in funzione nel 2025 con una capacità di 2,3 milioni di tonnellate annue. Anche ad Hamilton, in Canada, Arcelor Mittal sta realizzando un impianto per la produzione di preridotto con una capacità di 2,5 milioni di tonnellate all'anno, completamente 'hydrogen ready'.

"Insomma solo a Taranto non si muove nulla ed è scandaloso che a tutt'oggi il Ministero della Salute non abbia prodotto e reso nota la valutazione preventiva dell'impatto sanitario atteso per lo stabilimento siderurgico di Taranto" concludono la direttrice di Legambiente Puglia e la presidente di Legambiente Taranto " Si tratta di un documento che attendiamo dal 27 maggio 2019, quando fu disposto il riesame dell'autorizzazione integrata ambientale, poi scaduta il 23 agosto di quest'anno, al fine di introdurre eventuali condizioni aggiuntive motivate da ragioni sanitarie, così come richiesto formalmente dal Sindaco del Comune di Taranto. Un riesame che non si è mai concluso. L'11/07/2022, il Ministero della Transizione Ecologica ha dato avvio alla fase finalizzata ad aggiornare le valutazioni sanitarie relativamente allo scenario emissivo post-operam, ma a tutt'oggi non abbiamo notizie. Legambiente ritiene sia urgente ed irrinunciabile l'acquisizione in via prioritaria della valutazione preventiva di impatto sanitario redatta secondo le linee-guida definite dall'Istituto Superiore di Sanità, commisurata al quadro emissivo correlato ad una produzione di 6 milioni di tonnellate di acciaio effettuata con gli attuali impianti a valle degli interventi ambientali previsti dal DPCM del 2017. 
I cittadini di Taranto non sono cittadini di serie B: hanno il diritto di sapere".

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