LEGAMBIENTE: La bozza di nuova AIA e’ un notevole passo avanti rispetto al passato,
ma prevede tempi ancora troppo lunghi per alcune prescrizioni
e soprattutto riduce solo temporaneamente a otto milioni di tonnellate
la capacità produttiva dello stabilimento.
Ora tocca all’ILVA presentare un serio piano di investimenti per ottemperare alle richieste.
“Ad un primo esame del parere istruttorio conclusivo arrivato ieri notte nella nostra casella di posta
elettronica ci sembra di poter dire che, per molti versi, la nuova AIA rappresenti un considerevole
punto di discontinuità con il passato” Queste le prime dichiarazioni di Lunetta Franco e Leo
Corvace, del Circolo Legambiente di Taranto che continuano “Va rilevato con favore
l’accoglimento sostanziale della maggior parte delle disposizioni della magistratura nonché di
molte delle richieste che Legambiente ha presentato alla Commissione IPPC ed al Ministero
dell’Ambiente sia in questa fase che nel precedente iter autorizzativo dell’AIA <?_xml:namespace
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In particolare viene stabilita la chiusura definitiva dell’altoforno 3, la chiusura immediata di AFO 1,
AFO 2 e delle Batterie 3/4, 5/6, 9/10, il rifacimento e la gestione condizionata delle cokerie con
l’allungamento dei tempi di distillazione del coke e l’installazione del sistema Proven per la
decompressione, l’eliminazione del pet-coke, la definizione di limiti quantitativi alle emissioni dei
fumi (diminuzione dei flussi di massa) per tutti i settori impiantistici dell’area a caldo, la sensibile
diminuzione dei limiti posti alle emissioni che sono in larga misura prossimi ai valori più bassi
previsti nelle nuove M.T.D. (migliori tecnologie disponibili), la copertura dei nastri trasportatori e
lo scarico automatico dei minerali dalle navi, l’installazione di depolveratori nella Acciaieria 1.
Tutte cose che avevamo chiesto in tutte le sedi e in più occasioni.
Mancano ancora, però, prescrizioni in merito ad un sistema di abbattimento delle emissioni della
cokeria ed allo spegnimento a secco del coke e si lascia ad uno studio di fattibilità l’eventuale
adozione di filtri a tessuto in uno degli impianti più inquinanti, l’Agglomerato.
Quelli che rileviamo come i punti più problematici di questo parere sono la non immediata
chiusura dell’altoforno 5 che in difformità con le indicazioni della magistratura viene rimandata di
14 mesi, i tempi troppo lunghi (tre anni) concessi per la copertura dei parchi minerali e,
soprattutto, la riduzione solo temporanea della produzione a otto milioni di tonnellate (in attesa
che vengano fatti gli interventi impiantistici richiesti, per poi attestarsi a 11 milioni e mezzo di
tonnellate).
Quest’ultimo punto in particolare ci preoccupa. Legambiente ribadisce ciò che propone da anni e
che ha richiesto sia nel precedente che nell’attuale iter di concessione dell’AIA e cioè il
ridimensionamento dello stabilimento come condizione di base per operare una drastica
riduzione dell'impatto ambientale dei suoi impianti. Per Legambiente si tratta di tornare a livelli
simili a quelli di circa un decennio addietro, prima dello sciagurato trasferimento – cui Legambiente
si oppose sola e inascoltata - delle quote produttive da Cornigliano a Taranto. Nella siderurgia meno
si produce e meno si inquina. Su uno stabilimento ridimensionato è più percorribile la strada
del risanamento ambientale.
Legambiente approfondirà nei prossimi giorni l’esame del parere istruttorio
conclusivo e
presenterà
anche in questa occasione le proprie osservazioni nel corso della Conferenza dei
Servizi
fissata per il prossimo 18 ottobre, augurandosi che quella sia la sede per un ulteriore
miglioramento della nuova AIA. Restano fuori dall’attuale AIA tutti gli altri settori dell’ILVA. Entro
il 31 gennaio prossimo dovranno essere chiusi i provvedimenti che disciplineranno la gestione di
rifiuti, discariche e acque ed entro il 31 maggio quelli relativi all'area a freddo del siderurgico,
comprese le centrali elettriche. Per tutti chiediamo misure rigorose entro e non oltre i termini
previsti dal Ministero.
Ora tocca ad Ilva, e alla famiglia Riva, uscire allo scoperto e presentare un serio piano di
investimenti per ottemperare alle prescrizioni che la nuova AIA andrà a fissare. Senza di esso
per lo stabilimento di Taranto non c’è futuro.
13 ottobre 2012
