Martedì 28 e mercoledì 29 agosto il tavolo tecnico che da oggi è riunito nella Prefettura di Taranto
per definire la nuova AIA per l’Ilva, si occuperà di due dei reparti maggiormente inquinanti dello
stabilimento siderurgico: le cokerie e l’impianto di agglomerazione. Le prime sono sicuramente
responsabili del 92% delle emissioni di Idrocarburi Policiclici Aromatici (Ipa) che vengono sversati
nei cieli di Taranto (fonte: Arpa Puglia); tra gli Ipa vi è il pericolosissimo e cancerogeno
benzo(a)pirene che ha fatto registrare il superamento del valore obiettivo di 1 nanogrammo per
metro cubo nella centralina di via Archimede ai Tamburi per diversi anni consecutivi. Il secondo è il
principale emettitore di diossine e furani dello stabilimento siderurgico. Entrambi sono stati oggetto
prima delle indagini, poi - in seguito alle perizie che ne evidenziavano il ruolo determinante
nell’inquinamento intollerabile che ammorba la città di Taranto con pesantissime conseguente sulla
salute dei suoi abitanti - oggetto dell’ordinanza del Gip Patrizia Todisco.
Su entrambi questi reparti siamo intervenuti da tempo e in più occasioni presentando osservazioni e
proposte in tutte le sedi, in primo luogo al Ministero dell’Ambiente. Oggi ci sembra utile ritornare a
evidenziarle al tavolo tecnico.
COKERIA
L'emergenza benzo(a)pirene ed in generale gli alti livelli di inquinamento prodotti dalla cokeria
impongono che il suo esercizio avvenga in maniera condizionata e sotto controllo. Le prescrizioni
proposte possono far rientrare l'emergenza benzo(a)pirene e ridurre i livelli di emissione di questo
inquinante in maniera stabile solo però in presenza di interventi strutturali di miglioramento degli
impianti. A Piombino, ad esempio la riduzione della produzione tramite allungamento dei tempi di
distillazione ha comportato il raggiungimento di risultati apprezzabili per la batteria "45 forni" e
deludenti invece per la "27 forni" che presentava, rispetto alla prima, un'impiantistica obsoleta sulla
quale l'azienda non intendeva neanche intervenire e per questo è stata oggetto di ordinanza di
chiusura. Va tenuto presente inoltre che nella perizia predisposta dal gip Todisco vengono
evidenziate le diverse prestazioni delle batterie della cokeria. Le batterie 3 - 4 e 12 presentano
prestazioni migliori rispetto alle altre e sono quindi indice delle possibilità di miglioramento di
queste adottando gli opportuni accorgimenti.
Funzionali a questi obiettivi sono i seguenti provvedimenti da assumere:
1 Abbattimento emissioni diffuse e fuggitive dell’80%
Riteniamo che lo studio di fattibilità e il relativo progetto per il raggiungimento di questo obiettivo
debbano essere presentati in tempi brevissimi e che la realizzazione dei relativi interventi debba
essere effettuata nel tempo tecnicamente più breve possibile.
2 Predisposizione di sistemi di monitoraggio in continuo di IPA, BTEX e
campionamento polveri nelle macchine caricatrici e sfornatrici
3 Rete monitoraggio ad alta risoluzione temporale lungo il perimetro della cokeria per
emissioni fuggitive
Occorre, inoltre, rendere operativo il programma di manutenzione periodica finalizzato
all'individuazione di perdite ed alla riparazione di tubi e flange (LDAR). Infine, occorre una
valutazione costi-benefici ambientali per l’installazione di un sistema di spegnimento a secco del
coke dopo il suo sfornamento.
4 Sistema abbattimento emissioni sui camini della cokeria che, attualmente, ne sono
sprovvisti
5 Installazione di un sensore per monitorare il grado di deformazione meccanica delle
pareti dei forni delle batterie della cokeria
I sei camini della cokeria sono attualmente privi di sistemi di abbattimento delle emissioni
nonostante la loro ingente quantità (alla capacità produttiva, ben 842.000 Nmc/h ). Queste emissioni
spesso sono il prodotto non solo della combustione dei gas nei piedritti, ma anche della dispersione
(IPA, benzene. NO2, SO2, catrame, naftalina, ammoniaca, metalli pesanti, ecc) dai forni della
cokefazione per "trafilamento" delle pareti di refrattari. Vi è quindi la necessità dell'installazione sui
camini di sistemi per il loro abbattimento. Per contenere il fenomeno del "trafilamento" occorre
evitare grosse fluttuazioni della temperatura nelle celle per impedire shock termici sulle murature
refrattarie ed un programma di manutenzione periodica. Per tenerlo sotto controllo occorrono
meccanismi di automatismo come l'installazione di un sensore per monitorare il grado di
deformazione meccanica delle pareti dei forni (come nello stabilimento siderurgico di Dunkerque),
il monitoraggio in continuo del gas coke (portata e quantità giornaliera) inviato in torce di sicurezza,
il controllo continuo delle emissioni convogliate (la visibilità di consistenti emissioni dai camini,
durante le fasi di caricamento, può essere indice di fessurazioni nel materiale refrattario delle celle)
e delle torce anche tramite videocamere. Da rilevare come il camino E 427, interessato alle
emissioni della fase di trattamento del gas coke, non dispone di alcun sistema di monitoraggio in
continuo. Mentre per gli altri camini della cokefazione, secondo la perizia del gip, non sarebbero
monitorati in automatico tutti i parametri previsti dalla normativa.
6 Rinuncia all’utilizzo del pet–coke nella cokeria
L'utilizzo del pet–coke come combustibile nella cokeria non offre garanzie per una combustione
completa per il basso rapporto tra idrogeno e carbonio e, soprattutto, produce sostanze
estremamente pericolose come IPA (in particolare oltre i 370° in condizioni anaerobiche quali
quelle in cui opera la cokeria), metalli pesanti, maggiori quantità di CO, oltre a cloro e grosse
quantità di zolfo. Le maggiori emissioni di SOX possono anche comportare maggiori fenomeni di
corrosione ed incrostazioni (solo in parte mitigati dalla minore quantità di ceneri) sulle pareti dei
refrattari con le perdite conseguenti in termini di emissioni. Va nuovamente rilevato come i camini
della cokeria non siano provvisti di sistemi di abbattimento delle emissioni.
7 Tempi di distillazione delle batterie della cokeria non inferiori a 20-22 ore e
monitoraggio automatico temperatura piedritti e celle di distillazione
A tempi più lunghi di distillazione corrispondono: sfornamento di un prodotto migliore e minori
emissioni di gas incombusti altamente inquinanti. Per cui occorre una completa distillazione della
miscela di carbon fossile che può essere garantita imponendo tempi di cottura nell'ordine di 20-22
ore. Allo scopo è inoltre necessario evitare forti fluttuazioni della temperatura nelle celle di
distillazione (garantendo basso contenuto di materiale volatile e ceneri) prevedendone un controllo
tramite monitoraggio in continuo. Da tenere sotto osservazione, inoltre, la presenza di gas residuali
nei tubi di sviluppo dopo lo sfornamento.
8 Per la valutazione delle emissioni visibili prevedere un monitoraggio "periodico
giornaliero” rispetto a quello attualmente prescritto nell’AIA basato sulla "media
mensile mobile"
La video – sorveglianza è un importante sistema di controllo e deve essere estesa a tutti i punti
sensibili di emissioni convogliate e non. In particolare, per la cokeria va prevista per tutte le diverse
fasi di esercizio con trasmissione dei dati in tempo reale all’ARPA. Le soglie di rispetto circa la
durata della visibilità delle emissioni non devono essere superiori a 10" e la valutazione dei tempi
va fatta sulla media mobile giornaliera. Ne consegue logicamente che va prevista la riduzione
automatica della produzione in rapporto al superamento delle soglie di rispetto.
AGGLOMERATO
1 Campionamento in continuo delle emissioni di diossina sul camino E 312 dell’impianto di
agglomerazione
2 Controllo dispersione polveri (contenenti diossina) lungo l’intero processo di
sinterizzazione.
Con il campionamento in continuo si applicherebbe la legge regionale 44/08 in tutta la sua portata,
consentendo di tenere sotto controllo un inquinante prodotto nello stabilimento Ilva nella misura del
93% della diossina di origine industriale a livello nazionale (secondo i dati INES 2005) e i cui
effetti devastanti sul territorio hanno dato origine all’indagine della Procura e alle Ordinanze del
Gip Todiscio per diversi gravi reati tra cui il procurato disastro ambientale doloso e colposo. Sono
migliaia i capi di allevamento abbattuti per contaminazione da diossina mentre due ordinanze hanno
interdetto il pascolo nel raggio di <?_xml:namespace prefix = st1 ns = "urn:schemas-microsoftcom:
office:smarttags" />20 km dall’area industriale e la coltivazione dei mitili nel Mar Piccolo.
Nella perizia predisposta dal GIP P. Todisco si certifica “che i livelli di PCDD/PCDF e PCB
accertati possano essere ricondotti in particolare alla specifica attività di sinterizzazione (area
agglomerazione), svolta all’interno di ILVA spa.” Se l’impatto delle emissioni dal camino E 312 è
riscontrabile soprattutto nelle aree più lontane dallo stabilimento, in quelle ad esso adiacenti la
perizia ”ha evidenziato un’elevata correlazione con i profili riscontrati nei campioni prelevati
presso lo stabilimento di ILVA spa, area agglomerazione, quali quelli delle polveri abbattute dagli
elettrofiltri ESP e MEEP e quelle prelevate nei campionamenti ambientali effettuati in prossimità
del reparto“. Infatti “Le analisi condotte in particolare nel reparto sinterizzazione, indicano che
l’apporto degli inquinanti suddetti è connesso principalmente alle emissioni diffuse e fuggitive
(particolato in aria e materiale solido depositato).” Ne deriva la necessità di un controllo della
dispersione delle polveri (contenenti anche diossina) lungo l’intero processo di sinterizzazione. Una
drastica riduzione di questo fenomeno si può conseguire evitando l’utilizzo di scaglie di
laminazione contaminate da oli e valutando l’adozione di filtri a maniche (dall’efficienza maggiore
rispetto agli elettrofiltri soprattutto per la captazione delle polveri fini). Da evitare l’uso di antracite
responsabile di emissione di idrocarburi.
