ILVA: PRIMO PALO DEL BARRIERAMENTO DEI PARCHI MINERALI
LEGAMBIENTE: MISURA INADEGUATA. NECESSARIA COPERTURA
PARCHI MINERALI. DA INSERIRE NELLA NUOVA A.I.A.
Soddisfatta dai rassicuranti dati forniti dagli epidemiologi americani invitati a Taranto
dal Centro Studi Ilva, l’azienda si impone ancora oggi sulle prime pagine dei media
per la posa del primo palo del barrieramento con maxiteloni dei parchi materie prime.
Come è noto il progetto prevede la realizzazione di “barriere” di tela alte 21 metri
lungo la Taranto - Statte e la Taranto – Grottaglie per contenere lo spolverio di
minerali che colpisce soprattutto (ma non solo) il quartiere Tamburi. Un
barrieramento che sarebbe dunque quasi inutile considerata la modestissima
pericolosità delle polveri sottili e i dati non preoccupanti relativi all’inquinamento
secondo quanto affermato dagli studiosi americani!!!
Peccato che diversi studi (SIDRIA, APHEA, MISA 1 e 2, SISTI) abbiano
accertato la correlazione tra aumento dei livelli di PM10 e diverse patologie nel
breve periodo con effetti sia in termini di ricoveri che di decessi. Particolarmente
interessate sono malattie respiratorie e cardiache nel loro complesso.
Peccato inoltre che le due centraline di monitoraggio di via Archimede e via
Machiavelli abbiano fatto registrare superamenti dei limiti di legge (non limiti
imposti dagli ambientalisti) previsti per la media giornaliera su base annuale: 40 in
via Archimede e 45 in via Machiavelli e peccato che, data la collocazione delle
centraline a ridosso dell’area industriale, è del tutto evidente come all’origine di
questi superamenti vi siano emissioni provenienti soprattutto dall’Ilva. In particolare
sotto accusa sono, oltre ad impianti come l’agglomerato e la cokeria, i parchi
minerali. Conferme in tal senso si sono ottenute con la sentenza di condanna subita
dall’Ilva il 28 settembre 2005 in sede di Cassazione (vedi nota).
Questi dati prefigurano un rischio sanitario per la popolazione esposta.
L’Ilva sostiene che diverse città italiane abbiano un maggior inquinamento da polveri
sottili, ma dimentica che le polveri di Taranto veicolano su di sé altri inquinanti di
produzione industriale che le rendono più patogene , infatti per ogni incremento di
10 microgrammi di PM a Taranto c’è un aumento dello 0.69 % di mortalità contro lo
0.31 % riportato da altri studi italiani ( MISA ) o sulle città europee ( 0.33% )
(riportato nello studio SENTIERI )
i.
La situazione di rischio sanitario profilatasi con il PM10, peraltro in un riconosciuto
contesto di forti criticità ambientali (non riconosciuto come tale solo dai professori
americani invitati dall’azienda), impone finalmente l’adozione di provvedimenti
adeguati : in primo luogo, la copertura dei parchi minerali.
Si ribadisce come la soluzione del barrieramento la cui realizzazione è stata
iniziata oggi sia del tutto inadeguata
. Ad essere intercettate sarebbero infatti
soprattutto le polveri pesanti aerodisperse e solo nella misura del 50%, mentre il
barrieramento risulterebbe inefficace per le polveri sottili come PM10 e PM 2,5.
La copertura dei parchi minerali è del tutto fattibile come dimostrato da un
progetto presentato nel 2005 dal Politecnico di Taranto che prevede la
realizzazione di apposite tensostrutture. Legambiente ha posto questa tra le
misure irrinunciabili per la nuova AIA che dovrà essere concessa all’Ilva
.
( nota) “ .. le polveri rinvenute in quantità notevole e prelevate in varie zone della
città di Taranto, provenivano certamente dai parchi minerali dello stabilimento Ilva,
stante le loro caratteristiche costitutive accertate mediante analisi che avevano
evidenziato la massiccia presenza, in esse, di ferro,vanadio, cromo e manganese
