Giovedì, 18 Ottobre 2012 02:00

Osservazioni AIA 18 Ottobre

Legambiente ha presentato in Conferenza dei Servizi le proprie Osservazioni al Parere Istruttorio Conclusivo relativo al riesame dell’AIA per l’Ilva di Taranto

In un documento presentato nell’audizione precedente la Conferenza dei Servizi relativa al riesame dell’AIA per l’Ilva di Taranto, Legambiente ha presentato le proprie Osservazioni al Parere Istruttorio Conclusivo relativo al riesame dell’AIA per l’Ilva di Taranto.

Nel documento vengono evidenziate tutte le criticità della nuova Autorizzazione integrata Ambientale. In particolare si sottolinea come il riesame avrebbe dovuto comportare la proposizione di un quadro aggiornato e più consono alla realtà circa il contesto ambientale dello stabilimento siderurgico, risultato alquanto diverso rispetto alle “dichiarazioni” dell’azienda nella perizia ordinata dal Gip Todisco. Inoltre il riesame dell'AIA avrebbe dovuto riguardare la complessità delle varie sorgenti di impatto ambientale e non limitarsi al settore aria.

Le criticità ambientali e sanitarie del territorio dovrebbero imporre l’inserimento, nell’AIA, di  prescrizioni volte a ridurre, drasticamente e nei tempi più celeri, i flussi di massa e le concentrazioni dei vari inquinanti immessi nell’ambiente, adottando :

• i provvedimenti tecnici assunti dai custodi giudiziari nominati dal Gip Todisco. Occorre rilevare come il parere non abbia recepito le prescrizioni della magistratura in ordine ai tempi di chiusura di diversi impianti quali l'AFO 5 ed alcune batterie della cokeria. Tale discrepanza può inficiare alla base l'efficacia dell'AIA che si va ad approvare. L'esercizio di impianti sotto sequestro può configurarsi come persistenza di una situazione dichiarata di pericolo e reiterazione del reato ad essa associata.  

• le nuove MTD (Migliori Tecnologie Disponibili) approvate dalla Commissione Europea il 28 febbraio 2012 ed in particolare il perseguimento del limite più restrittivo  previsto per i vari settori impiantistici

• le migliori tecnologie in assoluto e limiti di emissione molto più rigorosi rispetto a quelli previsti dalla legislazione nazionale e regionale, mirando a ridurre al minimo l'inquinamento

• i contenuti della legge regionale n. 21/2012. L'applicazione di questa norma implica che le prescrizioni adottate nel riesame dell'AIA debbano essere rivisitate sulla base della valutazione del danno sanitario indotto dall'esercizio dello stabilimento.

Questo per quel che riguarda ciò che nel Parere avrebbe dovuto esserci e invece non c’è.

Quanto a quello che nel Parere c’è, si valuta incompatibile, con qualsiasi processo di risanamento ambientale dello stabilimento siderurgico l’autorizzazione a una produzione di 11,5 milioni di tonnellate di acciaio all’anno prevista, a regime. In un processo produttivo come il siderurgico, più alta è la produzione e maggiori sono le emissioni in atmosfera e nel mare, svilendo qualsiasi intervento di miglioramento ambientale indipe  ndentemente dalle pratiche operative adottate. Si richiede quindi che l’AIA  preveda un limite alla capacità produttiva futura dello stabilimento inferiore  a 8 mln di ton/a di acciaio che, comunque, nell'attuale situazione impiantistica e in rapporto alle criticità ambientali del territorio risulta oggi insostenibile.  

Si ritiene inoltre indispensabile prescrivere all’azienda di fornire fideiussione di importo adeguato a fronte di futuri interventi di dismissione e bonifica.

Pubblicato in L'Industria
Sabato, 13 Ottobre 2012 02:00

Comunicato Stampa sulla Bozza di Nuova AIA

La bozza di nuova AIA e’ un notevole passo avanti rispetto al passato, ma prevede tempi ancora troppo lunghi per alcune prescrizioni e soprattutto riduce solo temporaneamente a otto milioni di tonnellate la capacità produttiva dello stabilimento. Ora tocca all’ILVA presentare un serio piano di investimenti per ottemperare alle richieste.

“Ad un primo esame del parere istruttorio conclusivo arrivato ieri notte nella nostra casella di posta elettronica ci sembra di poter dire che, per molti versi, la nuova AIA rappresenti un considerevole punto di discontinuità con il passato”  Queste le prime dichiarazioni di Lunetta Franco e Leo Corvace, del Circolo Legambiente di Taranto che continuano “Va rilevato con favore  l’accoglimento sostanziale della maggior parte delle disposizioni della magistratura nonché di molte delle richieste che Legambiente ha presentato  alla Commissione IPPC ed al Ministero dell’Ambiente sia in questa fase che nel precedente iter autorizzativo dell’AIA 2011”.

In particolare viene stabilita la chiusura definitiva dell’altoforno 3, la chiusura immediata di AFO 1, AFO 2 e delle Batterie 3/4, 5/6, 9/10, il rifacimento e la gestione condizionata delle cokerie con l’allungamento dei tempi di distillazione del coke e l’installazione del sistema Proven per la decompressione, l’eliminazione del pet-coke, la definizione di limiti quantitativi alle emissioni dei fumi (diminuzione dei flussi di massa) per tutti i settori impiantistici dell’area a caldo, la sensibile diminuzione dei limiti posti alle emissioni che sono in larga misura prossimi ai valori più bassi previsti nelle nuove M.T.D. (migliori tecnologie disponibili), la copertura dei nastri trasportatori e lo scarico automatico dei minerali dalle navi, l’installazione di depolveratori nella Acciaieria 1. Tutte cose che avevamo chiesto in tutte le sedi e in più occasioni.

Mancano ancora, però, prescrizioni in merito ad un sistema di abbattimento delle emissioni della cokeria ed allo spegnimento a secco del coke e si lascia ad uno studio di fattibilità l’eventuale adozione di filtri a tessuto in uno degli impianti più inquinanti, l’Agglomerato.

Quelli che rileviamo come i punti più problematici di questo parere sono la non immediata chiusura dell’altoforno 5 che in difformità con le indicazioni della magistratura viene rimandata di  14 mesi, i tempi troppo lunghi (tre anni) concessi per la copertura dei parchi minerali e, soprattutto, la riduzione solo temporanea della produzione a otto milioni di tonnellate (in attesa che vengano fatti gli interventi impiantistici richiesti, per poi attestarsi a 11 milioni e mezzo di tonnellate).

Quest’ultimo punto in particolare ci preoccupa. Legambiente ribadisce ciò che propone da anni e che ha richiesto sia nel precedente che nell’attuale iter di concessione dell’AIA e cioè il ridimensionamento dello stabilimento come condizione di base per operare una drastica riduzione dell'impatto ambientale dei suoi impianti.  Per Legambiente si tratta di tornare a livelli simili a quelli di circa un decennio addietro, prima dello sciagurato trasferimento – cui Legambiente si oppose sola e inascoltata - delle quote produttive da Cornigliano a Taranto. Nella siderurgia meno si produce e meno si inquina. Su uno stabilimento ridimensionato è  più percorribile la strada del risanamento ambientale.

Legambiente approfondirà nei prossimi giorni l’esame del parere istruttorio conclusivo e presenterà anche in questa occasione le proprie osservazioni nel corso della Conferenza dei Servizi fissata per il prossimo 18 ottobre, augurandosi che quella sia la sede per un ulteriore miglioramento della nuova AIA.  Restano fuori dall’attuale AIA tutti gli altri settori dell’ILVA. Entro il 31 gennaio prossimo dovranno essere chiusi i provvedimenti che disciplineranno la gestione di rifiuti, discariche e acque ed entro il 31 maggio quelli relativi all'area a freddo del siderurgico, comprese le centrali elettriche. Per tutti chiediamo misure rigorose entro e non oltre i termini previsti dal Ministero.

Ora tocca ad Ilva, e alla famiglia Riva, uscire allo scoperto e presentare un serio piano di investimenti per ottemperare alle prescrizioni che la nuova AIA andrà a fissare. Senza di esso per lo stabilimento di Taranto non c’è futuro.

Pubblicato in L'Industria

PREMESSA  

Nella perizia predisposta dal GIP P. Todisco risulta come gran parte degli interventi previsti dagli atti di intesa 2002 / 2005 siano stati effettuati su impianti poi risultati non funzionanti oppure non realizzati affatto. Ne consegue che il piano di adeguamento alle B.A.T., presentato dall'Ilva nell'ambito della procedura di rilascio dell'A.I.A. e peraltro riferito a dati del lontano 2005, poggiasse su basi non corrispondenti al reale stato di esercizio degli impianti e dei livelli di inquinamento ad essi collegati. Ne deriva, ancora, che:  

- lo stesso piano non possa essere assunto a riferimento per quanto riguarda il riesame dell'AIA concessa nell'agosto dello scorso anno.

- il riesame avrebbe dovuto comportare la proposizione di un quadro aggiornato e più consone alla realtà circa il contesto ambientale dello stabilimento siderurgico.

  Si ritiene, inoltre, che il riesame dell'AIA avrebbe dovuto riguardare la complessità delle varie sorgenti di impatto ambientale e non limitarsi al settore aria.

  Si prende atto di come il nuovo parere formulato dalla commissione IPPC abbia recepito molte delle richieste e/o degli orientamenti proposti dalla Legambiente nei 26 punti ritenuti "irrinunciabili" in un documento inoltrato al Ministero dell'Ambiente il 3 maggio c.a. e nelle osservazioni alla precedente AIA.  Nel frattempo  gli sviluppi dell'inchiesta avviata dalla Procura di Taranto nei confronti dell'Ilva ( per disastro colposo e  doloso, getto pericoloso di cose, avvelenamento di sostanze pericolose, etc), l'applicazione delle nuove bref approvate dalla Commissione Europea e l'approvazione della legge regionale n. 21 del 24.07.2012 hanno radicalmente mutato il quadro di riferimento. Si rende quindi necessario integrare e/o modificare i punti di questo documento apportando i rilievi che seguono al parere espresso dalla commissione IPPC ad ottobre 2012. Le osservazioni che seguono tengono anche conto  delle emergenze benzo(a)pirene e PM10. La centralina di via Machiavelli ubicata nel quartiere Tamburi ha registrato lo sforamento dell’obiettivo di qualità di 1 ng/mc relativo al benzo(a)pirene negli anni 2011, 2010, 2009 e 2008. Per quanto riguarda il PM10 lo scorso anno le centraline di monitoraggio dislocate in via Machiavelli ed in via Archimede hanno rispettivamente registrato 45 e 40 superamenti sforando il limite normativo di 35. In quello in corso al 15 ottobre i superamenti sono stati 36 e 25.  

PRESCRIZIONI DI CARATTERE GENERALE

  Le criticità ambientali e sanitarie del territorio _ già dichiarato ad elevato rischio ambientale, inserito tra i SIN per le bonifiche ed alle prese con le emergenze benzo(a)pirene e PM10 in corso _ impongono l’inserimento, nell’AIA, di  prescrizioni volte a ridurre, drasticamente e nei tempi più celeri, i flussi di massa e le concentrazioni dei vari inquinanti immessi nell’ambiente, adottando :

I provvedimenti tecnici assunti dai custodi giudiziari nominati dal Gip P. Todisco. Occorre rilevare come il parere non abbia recepito le prescrizioni della magistratura in ordine ai tempi di chiusura di diversi impianti quali l'AFO 5 ed alcune batterie della cokeria. Tale discrepanza può inficiare alla base l'efficacia dell'AIA che si va ad approvare. L'esercizio di impianti sotto sequestro può configurarsi come persistenza di una situazione dichiarata di pericolo e reiterazione del reato ad essa associata. Per Legambiente il riesame dell'AIA deve proporsi come complesso di prescrizioni a carico dell'azienda per poter risanare e/o ristrutturare gli impianti sequestrati e consentirne la riapertura.  

Le nuove MTD approvate dalla Commissione Europea in data 28 febbraio 2012 ed in particolare il perseguimento del limite più restrittivo  previsto per i vari settori impiantistici.

le migliori tecnologie in assoluto (art. 29 septies del D.Lgs 152/06 già 59/05 art. 8 del D.Lgs) e limiti di emissione molto più rigorosi rispetto a quelli previsti dalla legislazione nazionale e regionale, mirando a ridurre al minimo l'inquinamento (art. 29 sexies del D.Lgs già art. 7 comma 4 del D.Lgs 59/05).  

i contenuti della legge regionale n. 21 del 24.07.2012. L'applicazione di questa norma implica che le prescrizioni adottate nel riesame dell'AIA debbano essere rivisitate sulla base della valutazione del danno sanitario indotto dall'esercizio dello stabilimento

Si ritiene inoltre indispensabile prescrivere all’azienda di fornire fideiussione di importo adeguato a fronte di futuri interventi di dismissione e bonifica.

  Le prescrizioni, riguardanti il solo settore aria, devono prevedere :

a)

Confinamento / incapsulamento, salvo difficoltà tecniche insormontabili, degli impianti e delle parti del processo produttivo responsabili delle emissioni diffuse e fuggitive come in larga parte previsto dalle nuove BAT.

b)

Adozione generalizzata di filtri a tessuto alle varie fonti di emissioni con relativo programma di controllo della loro efficienza e di smaltimento delle polveri captate.

c)

Monitoraggio e/o campionamento in continuo di macro e micro inquinanti presso gli impianti maggiormente inquinanti e trasparenza dei dati. Il sistema di monitoraggio in continuo deve garantire un controllo, da parte degli enti preposti, non nella sola fase di trasmissione finale dei dati ma anche in quella intermedia di elaborazione automatica degli stessi dati nel software. Del resto questa è una delle condizioni imposte dal Gip P. Tedesco per consentire agli impianti sotto sequestro di poter riprendere l'esercizio dopo il loro risanamento ambientale.

d)

Modifica della capacità produttiva di 15 milioni t/a di acciaio prevista nell'AIA rilasciata nell'agosto 2011 poiché assolutamente incompatibile, con qualsiasi processo di risanamento ambientale dello stabilimento siderurgico. Altresì insostenibile deve ritenersi la quota 11,5 mln t/a di acciaio prevista, a regime,  nel nuovo parere redatto dalla commissione IPPC.  In un processo produttivo come il siderurgico, più alta è la produzione e maggiori sono le emissioni in atmosfera e nel mare, svilendo qualsiasi intervento di miglioramento ambientale indipendentemente dalle pratiche operative adottate. Si richiede quindi che l’AIA  preveda un limite alla capacità produttiva futura dello stabilimento inferiore  a 8 mln di ton/a di acciaio che, comunque, nell'attuale situazione impiantistica e in rapporto alle criticità ambientali del territorio risulta oggi insostenibile.  

e)

La riduzione, in conseguenza di quanto esposto nel punto precedente, dei tempi di riduzione dei flussi di massa del parametro polveri imposti all'azienda per cokeria (73 %), agglomerato (60 %), altiforni (47 %) ed acciaierie (50 %) portandoli da marzo 2016 a 31.12.2014.

f)

Nelle osservazioni di Legambiente era stata registrata la grande incongruenza tra il parere della commissione IPPC ed il PMC dell'Ispra. Nei due documenti erano riportati parametri e modalità di monitoraggio differenti in rapporto allo stesso oggetto. Questa dissonanza è stata all'origine dell'accoglimento, da parte del TAR di Lecce, del ricorso inoltrato dall'Ilva con conseguente eliminazione di parte del precedente piano di monitoraggio e controllo ambientale. Se ne richiede il ripristino per le parti riguardanti il settore aria e secondo le nuove formulazioni previste dalle nuove Bref .

g)

Il perseguimento delle migliori tecnologie in assoluto deve anche tradursi in prescrizione del valore più basso degli intervalli tabellari previsti dalle nuove Bref per i vari settori produttivi.

h)

L'adeguamento alle migliori prestazioni ambientali offerte da impianti similari nell'ambito dello stesso settore e nel rispetto dei limiti imposti. La perizia chimica predisposta dal GIP P. Todisco ha, ad es., evidenziato come le batterie della cokeria o gli altiforni abbiano tra loro rendimenti diversi.

i)

L'implementazione del sistema di video - sorveglianza non solo in funzione dell'osservazione dei fenomeni di emissioni diffuse e fuggitive ma anche dei camini e delle torce degli impianti maggiormente inquinanti come la cokeria.

j)

Ottimizzazione del sistema di gestione ambientale con una programmazione delle sue diverse componenti tra cui : controllo efficace dei processi e delle prestazioni con puntuale adozione di misure correttive e nuove tecnologie pulite , manutenzione tesa a garantire la piena efficienza ambientale degli impianti, formazione del personale, prevenzione e gestione delle emergenze.

k)

Una relazione circa il reale stato di applicazione delle prescrizioni previste dall'AIA rilasciata nell'agosto 2011 e degli interventi che il gestore dichiara di aver effettuato in base ai precedenti atti di intesa. La sua stesura avrebbe dovuto essere propedeutica ai lavori della commissione IPPC per garantirne  puntualità ed efficacia.

  COKERIA

  Sono state accolte diverse richieste della Legambiente come prescrizione dei tempi di distillazione, del controllo della temperatura, del monitoraggio in continuo di IPA e benzene nelle fasi di caricamento e sfornamento.

  *  Le disposizioni “Rif. 2” del 17.09.2012  dei custodi giudiziari prescrivono il completo ed immediato  rifacimento delle batterie 3 – 4 – 5 – 6 – 9 – 10 - 11 e l’adeguamento delle batterie 7 – 8 e 12 con relativo rifacimento delle torri di spegnimento n. 1 – 2 – 4 – 5 – 6 – 7. Disposizioni recepite dal parere con formulazioni insufficienti e con tempi di previsione dilazionati nel tempo per le batterie 11 (avvio 1.1.2014), 7 – 8 e 12 (1.7.2014).  

   La portata degli interventi prescritti è tale per cui occorre prendere in considerazione la possibilità di una ricostruzione della cokeria in una zona maggiormente distante dal centro abitato, dotandola di celle di maggiori dimensioni come previsto dalla BAT "X /46". Il numero delle celle verrebbe in tal modo ridotto ottenendo una maggiore efficienza e minori emissioni. La capacità complessiva di distillazione dovrebbe comunque rimanere invariata. L'operazione riproporrebbe sul territorio quanto già avvenuto a Duisburg.

  * Nel caso di non recepimento del punto precedente si ritiene doversi procedere alla chiusura delle quattro batterie dal maggior impatto ambientale e dalla minore efficienza tecnologica. Misura ritenuta necessaria per una riduzione delle emissioni di polveri, IPA ed altre sostanze inquinanti.

   * Gli interventi previsti nel parere della commissione IPPC  per le batterie 5 - 6  risultano, nella loro formulazione,  generici rispetto a quanto proposto sia dall'azienda il 18.09.2012 nel "piano di investimenti immediati" che dai custodi giudiziari nelle disposizioni “Rif. 2” emanate il 17.09.2012.  Occorre quindi che la prescrizione del parere sia integrata dalla seguente formulazione, maggiormente esplicativa, adottata dal "piano" aziendale : demolizione e ricostruzione del piano di carica, delle pareti refrattarie e dei generatori dei forni a coke; sostituzione delle carpenterie, dei telai fissi e delle porte dei forni; sostituzione dei bariletti di convogliamento gas; rifacimento di tutte le reti di fluidi di servizio dell'impianto. Si richiede che tale integrazione sia allargata anche alle prescrizioni previste per le batterie 3 - 4 - 9 - 10 - 11. Occorre, inoltre, che la commissione motivi la decisione di non imporre le stesse prescrizioni per le restanti batterie 7 - 8 - 12 per le quali sono previste solo l'installazione del sistema "proven" e la ricostruzione della torre di spegnimento ad esse rapportate (pag. 20 del parere).

 * Nel parere si affronta in maniera insufficiente l'applicazione della BAT "51" relativa alla fase di spegnimento del coke. Si condivide per le polveri il limite imposto, a regime, di 20 mg/Nmc. Occorre che venga però esplicitata la modalità con la quale l'azienda debba raggiungere tale obiettivo. Nel merito si ritiene necessario il ricorso alla tecnica dello spegnimento a secco a cui il limite citato è peraltro  associato nelle stesse BAT. L'adozione della nuova tecnica viene favorita dalla prescrizione che prevede la ricostruzione di tutte le torri di spegnimento.

  * Su ricorso dell’Ilva la prescrizione, prevista nell'AIA rilasciata ad agosto 2011, di adozione di sistemi di abbattimento delle emissioni dai camini delle batterie è stata eliminata con sentenza del TAR di Lecce. Per l’azienda era ritenuta “insostenibile”; per il TAR “illogico e privo di specifica giustificazione”(ord. 1187/2012) . Nel recente passato anche il rispetto del limite di 0,4 n/mc di diossina e del campionamento in continuo del camino E 312 dell’agglomerato erano stati ritenuti irrealizzabili dall’azienda salvo renderli progetti fattibili per obbligo normativo e/o su pressione delle istituzioni.  Attualmente, quindi, i sei punti di emissione sono privi di sistemi di abbattimento pur appartenenti ad un impianto tra i più inquinanti dello stabilimento e sulla cui gestione la perizia chimica del Gip ha espresso non poche riserve. La commissione  IPPC ha ritenuto di conformarsi alle decisioni assunte dal TAR. Si ritiene, invece, che la notevole portata ( alla capacità produttiva, di ben 842.000 Nmc/h)  delle emissioni da questi camini  imponga la reintegrazione di tale prescrizione nel riesame dell’AIA. Del resto le citate disposizioni “Rif. 2” dei custodi giudiziari vanno in questa direzione come di seguito riportato e di cui si chiede il recepimento : “dovranno essere installati idonei sistemi di trattamento fumi, mediante filtri a manica, ai punti di emissione convogliata E422, E 423, E 424, E 425, E 426, E 428 al fine di garantire un valore limite inferiore a 10 mg/Nmc per le polveri …”(pag. 8).

A tale prescrizione da reintegrare può collegarsi la n. 36 del parere che prevede il convogliamento di tutte le emissioni fuggitive sprigionate durante il processo produttivo con relativo abbattimento con filtro a tessuto. Occorre, altresì, che per la prescrizione n. 36 si imponga la presentazione di un progetto esecutivo in luogo del previsto studio di fattibilità.

* Il monitoraggio della temperatura dei piedritti e delle celle di combustione previsto dalla prescrizione n. 37 deve essere in continuo per meglio garantire l'osservanza della BAT "II /46" ("evitare forti variazioni della temperatura") e della BAT " III / 46" ("osservazione e monitoraggio generali del forno").

* Tra le misure previste per limitare le emissioni di benzo(a)pirene rientrano le opere quotidiane di manutenzione e di regolazione della tenuta delle porte dei forni a coke elevate a  314 ore uomo al giorno per tutto l'anno (600 durante i "wind day"). Tali operazioni espongono però gli addetti a gravi rischi per la gran dispersione dal piano di carica di fumi e gas particolarmente nocivi. Occorre quindi che venga imposto un sistema che consenta di eseguire le manovre in maniera automatica da lavoratori posti al riparo in postazioni mobili.  

* La visibilità di consistenti emissioni dai camini, durante le fasi di caricamento, può essere indice di fessurazioni nel materiale refrattario delle celle. Da qui la necessità dell’installazione di videocamere non solo mirate al controllo delle emissioni fuggitive ma anche di quelle convogliate.

* Occorre prescrivere un sensore per monitorare il grado di deformazione meccanica delle pareti dei forni. Un dispositivo di questo tipo risulta già installato nello stabilimento siderurgico di Dunkerque.

PARCHI MINERALI

 * I tempi previsti per la copertura dei parchi primari (60 gg. + 36 mesi ) sono inaccettabili in rapporto a disagi e danni provocati dalla dispersione nell’aria delle polveri e dell’emergenza PM10 tuttora in corso. La produzione di PM10 di origine industriale è indubbiamente ascrivibile oltre che ai processi di combustione anche alla movimentazione delle materie prime nei parchi di stoccaggio dell’Ilva per effetto dei venti e delle azioni meccaniche. Una conferma di questa asserzione è contenuta nella sentenza di condanna subita dall’Ilva il 28.09.05 in sede di Cassazione per la dispersione di polveri dai parchi minerali “ g) le polveri rinvenute in quantità notevole e prelevate in varie zone della città di Taranto, provenivano certamente dai parchi minerali dello stabilimento Ilva, stante le loro caratteristiche costitutive accertate mediante analisi che avevano evidenziato la massiccia presenza, in esse, di ferro,vanadio, cromo e manganese”. La stessa sentenza inoltre rileva “i consulenti tecnici del P.M. avevano accertato come, annualmente, sulla superficie di un mq si depositassero circa 100/200 grammi di polvere, destinati ad aumentare nei punti più vicini al perimetro dello stabilimento siderurgico ed a diminuire a distanza di circa 400/500 metri da esso, inoltre, che per la polvere totale era stato sfiorato il livello di attenzione di 150 mg/mc”. Il Tribunale del riesame, nel provvedimento adottato il 7 agosto 2012 ha sostenuto come “ …dall’area parchi , in conclusione, sono state emesse polveri che non dovevano fuoriuscire o che, comunque, non dovevano superare il limite di normale tollerabilità ex art. 844 c.c. “. Venivano in tal modo confermate le conclusioni contenute nel decreto di sequestro preventivo emanato dal GIP P. Todisco secondo cui i “materiali sversati derivanti da tale area sono tali da indurre imbrattamenti e danneggiamenti agli edifici, e soprattutto molestie e danno alla salute umana.” Ne discerne come la problematica rilevata costituisca tuttora una fonte di rischio per la salute di lavoratori e popolazione e non possa quindi procrastinarsi oltre i tempi tecnici strettamente necessari per provvedere alla sua rimozione. Si richiede, quindi, che la copertura dei parchi minerali avvenga in tempi sensibilmente ridotti rispetto ai 36 mesi previsti.

* Si richiede, nelle more della copertura dei parchi minerali ed oltre gli interventi già previsti nel “parere”, l’installazione di sensori lungo il perimetro degli stessi parchi e limiti di polverosità da non superare salvo far scattare idonee misura di contenimento con un piano straordinario da concordare con gli enti di controllo. Tale misura era già prevista nel      primo atto di intesa siglato nel 1997, salvo perderne le tracce successivamente.

* Occorre che si prenda in considerazione la possibilità di poter approvvigionare gli altiforni tramite pellets. Tale soluzione potrebbe ridurre nettamente la dimensione dei parchi con i relativi benefici in termini di riduzione dell'impatto ambientale.

 

ALTIFORNI 

  Si richiede l'osservanza della disposizione di servizio "Rif.2" del 17.09.2012, con la relativa  tempistica, predisposta dai custodi giudiziari e consistenti in :

- spegnimento e completo rifacimento  AFO 1 e AFO 5

- interventi di miglioramento :

         a) sistema di captazione e depolverazione stock- house su AFO 1 e 2.

         b) captazione emissioni dal campo di colata AFO 1 - 2 - 5

         c) adozione nuovo sistema di granulazione loppa con relativo circuito acqua e condensazione          

             dei vapori per AFO 1 - 5  

         d) adozione sistema per la limitazione emissioni diffuse dallo scarico della sacca a polvere per

             AFO 2

  Tale disposizione, secondo quanto emerge dalla perizia chimica predisposta dal Gip P. Todisco,  non trova completo riscontro con quanto prescritto nel "parere" redatto dalla commissione IPPC. I punti b) e d), con riferimento all'AFO 2, ne sono infatti esclusi.

Si rilevano anche diversi inauditi ritardi ed incongruenze. L'intervento b) sull'AFO 1, secondo quanto riportato nel cronoprogramma aziendale inserito nell'AIA rilasciata, avrebbe dovuto già essere realizzato entro il 2010; per l'AFO 5 entro settembre 2013 mentre per il "parere" il solo avvio dei lavori viene fissato entro il 1° luglio 2014. L'intervento c) per l'AFO 1 avrebbe dovuto concludersi entro settembre 2011; per l'AFO 5 entro settembre 2013 a fronte del "parere"  in cui l'avvio dei lavori viene anche in questo caso previsto entro il 1° luglio 2014. In positivo si registra come il punto c), in difformità con la disposizione dei custodi, sia esteso nel "parere" anche all'AFO 4.

 Risulta che solo negli impianti stock house di AFO 4 e 5 siano installati filtri a tessuto mentre in quelli di AFO 1 e 2 sono adottati sistemi di abbattimento ad umido con una capacità di captazione polveri decisamente inferiore. Si richiede l'adozione di filtri a tessuto anche per questi due ultimi altiforni, misura del resto obbligata per rispettare il limite di 10 mg/Nmc imposto nel "parere".

  Si richiede, in applicazione delle BAT "n. I/61 e n. 62" , la copertura dei canali di colata per tutti gli altiforni ed il divieto di utilizzare catrame per il rivestimento degli stessi con relativo controllo di merito.

  Si richiede l'applicazione della "BAT 69", non contemplata nel "parere", in ordine all'implementazione  di sistemi atti a ridurre gli odori nella fase di trattamento delle scorie.

AGGLOMERATO

  Nel "parere" da subito si prescrive  "la completa captazione ed il convogliamento delle attuali emissioni diffuse generate dal raffreddatore circolare".

  L'installazione di filtri a tessuto lungo il processo di sinterizzazione è invece divenuta questione piuttosto controversa. Formalmente l'azienda si è dichiarata disponibile a realizzare l'intervento nel citato "piano di investimenti immediati". Nel "parere" non viene invece previsto. Se ne richiede la prescrizione in quanto garantisce performance decisamente superiori rispetto agli elettrofiltri ed in grado di far rispettare il limite più severo previsto dalle nuove Bref per il parametro polveri.

  Si ribadisce l'importanza del campionamento in continuo delle emissioni di diossina dal camino E 312 su un impianto che ne produce la maggior quantità nel Paese con tutte le conseguenze ambientali, sanitarie ed economiche nel territorio circostante. La tecnologia è recepita nel PMC ma con la formulazione ambigua di "campionamento a lungo termine" di cui si chiede il cambiamento in " campionamento in continuo".

ACCIAIERIE

  Il "parere" recepisce le prescrizioni contenute nelle "disposizioni" dei custodi giudiziari.

  Dal rapporto del NOE reso noto nel giugno dello scorso anno  emerge un quadro preoccupante circa la portata dello "slopping".  Dal 1° aprile al 10 maggio 2011 le video - riprese hanno registrato, nella sola fase diurna, 121 eventi di questo fenomeno all'ACC/1 e 69 per l'ACC/2. Occorre intervenire prescrivendo, oltre il monitoraggio del fenomeno, l'adozione di automatismi previsto da sistemi cosiddetti "esperti" in grado di regolare il processo di soffiaggio dell'ossigeno e dell'altezza della lancia nel convertitore, intervenendo quindi sulla formazione della schiuma nella scoria.  

  Si ritiene importante la chiusura e copertura dell'ACC/1 proposte dall'Ilva nel suo "piano di investimenti immediati" presentato il 18 settembre c.a.. E' in linea con la realizzazione di un nuovo sistema di depolverazione a tessuto previsto sia dal "parere" che dalle "disposizioni".

  La dispersione di fumi e gas viene registrata anche dai tetti dell'ACC/2 nonostante la recente 'installazione di un nuovo sistema di depolverazione secondaria. Occorre che nel merito venga svolta un'indagine per far emergere la portata di questa disfunzione e le sue cause per poter assumere i provvedimenti del caso.

  Occorre affrontare le problematiche relative all'adozione della tecnica della "combustione soppressa", in base alla quale il gas di acciaieria viene recuperato solo nella fase centrale del processo di affinazione in convertitore (durante la quale detiene  maggior quantità di ossido di carbonio) mentre nelle fasi iniziali e finali viene combusto in torcia. Non a caso nel suo rapporto il NOE denuncia un uso continuato delle torce del tutto distorto, di fatto assurto a pratica di smaltimento e non legato ad eventi eccezionali (emergenze e/o problemi di sicurezza). Questa tecnica è prevista dalle B.A.T. ma, tanto più in assenza di accorgimenti che incidano sulla combustione delle torce, ai vantaggi del recupero del gas di acciaieria (poi sfruttato a scopo energetico) fanno da contrappeso insopportabili emissioni inquinanti. Tale anomalia va decisamente superata con le eventuali opportune modifiche di processo e/o adozione di adeguati sistemi di captazione. Occorre che i sistemi di prelievo dei gas in torcia ed idonei sistemi di monitoraggio in continuo dei parametri portata, CO, e temperatura di combustione, pur previsti dall'AIA, siano implementati da subito. Occorre inoltre che le torce, oltre quanto previsto dal "parere" siano dotate sia di un sistema atto ad impedire l’ingresso di aria nel corpo della stessa (con relativo monitoraggio in continuo dell’ossigeno) e sia di smokeless per migliorare la combustione e ridurre le emissioni di residui carboniosi (fumate nere). Oltretutto il NOE ipotizza che l'azienda possa non possedere l'autorizzazione necessaria per la dispersione delle emissioni diffuse trattate in questo capitolo.

PIANO DI CONTROLLO E  MONITORAGGIO AMBIENTALE

   Si prende atto della prescrizione n. 89 del "parere" relativo al monitoraggio in continuo di tutti i camini delle aree cokeria, agglomerato, altiforni ed acciaierie, della rete di monitoraggio da ubicare lungo il perimetro dello stabilimento e del sistema di monitoraggio in continuo di IPA, BTEX e polveri in linea con quanto richiesto dalla Legambiente. Si ritengono comunque troppo lunghi i sei mesi concessi all'azienda per presentare un "piano per la piena esecuzione del PMC" poichè si aggiungono al tempo di un anno già previsto dall'AIA in fase di riesame.

  Inoltre si richiede che i "parametri conoscitivi" indicati per alcune categorie di inquinanti relativamente al monitoraggio di diversi camini possano essere trasformati in cogenti o, comunque, legati ad alcuni interventi da adottare in caso di superamento del limite tabellare.

  Occorre inoltre che tutti i dati relativi al rispetto delle prescrizioni dell'AIA, inclusi i dati del monitoraggio predisposti dal PMC, siano consultabili su un apposito sito predisposto dal Ministero dell'Ambiente in collaborazione con Ispra ed Arpa Puglia.

  Si ritengono troppo lunghi i tempi concessi per la presentazione del programma LDAR da parte dell'azienda poiché ha già usufruito di quelli previsti dall'AIA in riesame. Si richiede che, tenendo presente anche del sequestro in atto sugli impianti dell'area "a caldo", i tempi siano ridotti a tre mesi.

Leo Corvace

Taranto, 17 ottobre 2012

Pubblicato in L'Industria
Martedì, 20 Novembre 2012 17:47

Ai Ministri Clini, Passera e Severino

CAMERA DEI DEPUTATI

Resoconti - Seduta n. 605 di giovedì 15 marzo 2012

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 13,50).

(Elementi ed iniziative di competenza in relazione agli sviluppi delle indagini sulle emissioni di sostanze pericolose ed inquinanti da parte dello stabilimento Ilva di Taranto - n. 2-01400 Bratti,, Vico, Mariani, Franceschini).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Tullio Fanelli, ha facoltà di rispondere.

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in risposta all'interpellanza urgente n. 2-01400 dell'onorevole Bratti ed altri, si forniscono i seguenti elementi di risposta. La procura della Repubblica di Taranto, a seguito delle risultanze di un prolungato monitoraggio effettuato dal Reparto NOE di Lecce, ha inquisito i vertici aziendali dell'ILVA, Emilio e Nicola Riva, nonché i dirigenti del locale stabilimento per disastro doloso Pag. 169e/o colposo, avvelenamento di terreni e sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, il danneggiamento aggravato, il getto e lo sversamento di sostanze pericolose, nonché la violazione della normativa in materia di inquinamento ambientale.
In conseguenza di ciò, il GIP ha disposto una consulenza tecnica multidisciplinare per l'espletamento di due perizie: l'una epidemiologica sulle emissioni dello stabilimento, l'altra concernente gli effetti dell'esposizione ambientale ed occupazionale sulla morbosità e mortalità della popolazione di Taranto e del suo hinterland. La complessa situazione ha, tra l'altro, indotto il procuratore della Repubblica ad indirizzare, lo scorso 2 febbraio, al Ministero dell'ambiente, alla regione Puglia, alla provincia ed al comune di Taranto, una missiva in cui, nell'illustrare la delicatezza della vicenda, ha sensibilizzato ciascuno all'esercizio delle rispettive competenze. La prima perizia, oggetto di incidente probatorio svoltosi lo scorso 17 febbraio, ha evidenziato, al momento degli accertamenti effettuati dagli organi di controllo e con riferimento alle emissioni di diossine, benzo(a)pirene, PCB e polveri minerali, il mancato rispetto delle procedure previste dalla normativa nazionale e regionale. Inoltre, nella maggioranza delle aree e/o delle fasi di processo, è risultata una emissione di inquinanti superiore a quella che avverrebbe in caso di adozione da parte della ILVA delle BAT (Best available technology) con la performance migliore come stabilito dal BREF.
La seconda perizia, depositata il 1o marzo, sarà oggetto di incidente probatorio il prossimo 30 marzo; agli esperti, nominati dal tribunale di Taranto, sono stati rivolti tre specifici quesiti riguardanti le patologie, i decessi ed i ricoveri annuali riconducibili alle emissioni inquinanti, nonché l'impatto delle medesime sulle patologie croniche. Entrambe le perizie hanno avuto una ulteriore risonanza sull'opinione pubblica, alimentando le preoccupazioni già diffuse nella popolazione e sollevando proteste da parte delle associazioni ambientaliste. Il Ministero dell'ambiente, acquisite le perizie, ha provveduto ad inoltrarle alla Commissione istruttoria per l'AIA-IPPC al fine di verificare se esse contengano effettivamente elementi di novità tali da giustificare l'avvio del riesame del provvedimento di Autorizzazione integrata ambientale già rilasciato.
Al riguardo, è opportuno precisare che gli elementi, contenuti nelle citate perizie, che hanno destato preoccupazione nella procura, non riguardano tanto le sostanze che compongono le emissioni dell'impianto (già ben note e tipiche dell'attività condotta), quanto gli effetti sull'ambiente e sulla salute determinati dalle quantità e modalità di rilascio degli inquinanti. In merito all'aspetto sanitario, il sindaco di Taranto ha provveduto, in esito alla segnalazione del procuratore della Repubblica, ad emanare un'apposita ordinanza con prescrizioni a carico dell'ILVA, ritenendo sussistenti le condizioni di eccezionale ed urgente necessità della salute pubblica e dell'ambiente, senza peraltro esercitare la facoltà di richiedere (come espressamente previsto dalla legge in tali casi) il riesame dell'AIA ministeriale.
L'ARPA Puglia, con nota del lo febbraio 2012, ha reso noto un distinto e diverso studio riguardante i risultati del monitoraggio diagnostico del benzo(a)pirene a Taranto; alla luce di tali elementi il presidente della regione Puglia ha inviato una lettera al Ministro Clini, con nota del 5 marzo 2012, con la quale ha richiesto l'avvio del riesame dell'AIA rilasciata.

In seguito a tale richiesta, il Ministro, tempestivamente, ha convenuto di programmare un incontro con il presidente della Regione Puglia ed il sindaco di Taranto per esaminare congiuntamente la situazione e concordare le iniziative da adottare, tra cui il riesame dell'AIA, incontro che si è svolto nella giornata di ieri, 14 marzo 2012 a Bari. Il Ministro Clini, il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, e il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, hanno concordato di avviare il riesame complessivo dell'AIA rilasciata il 4 agosto ultimo scorso per lo stabilimento dell'Ilva di Taranto sulla base delle «BAT Conclusion» per il settore siderurgico, conclusioni recentemente pubblicate sulla Gazzetta ufficiale europea in esito ad una decisione della Commissione europea. Gli obiettivi prioritari prefissati sono l'inquinamento da polveri sottili e quello da idrocarburi policiclici aromatici, cercando soluzioni che siano compatibili con la continuità produttiva e con la riqualificazione e il miglioramento delle attività produttive. Sarà svolto un lavoro puntuale di ricognizione delle soluzioni tecnologiche e organizzative che possono ridurre le cause di inquinamento di sorgenti di rischio che sono evidenziate nelle perizie e che emergono anche dal monitoraggio effettuato a valle dall'autorizzazione integrata ambientale.
Va notato che oggi è disponibile un elemento in più al quale fare riferimento perché è, appunto, entrata in vigore la nuova normativa tecnica di riferimento europeo che stabilisce le migliori tecnologie disponibili per l'attività industriali in Europa che sono anche il riferimento obbligatorio per le procedure di autorizzazione. Già nei prossimi giorni si svolgerà una riunione tecnica per esaminare le azioni che consentano concretamente di avviare il processo di messa in sicurezza e di bonifica dei siti industriali e delle altre aree comprese nel sito di interesse nazionale dì Taranto.

PRESIDENTE. L'onorevole Vico, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, ho ascoltato con attenzione la risposta all'interpellanza. Mi permetterò rapidissimamente di rappresentare ad ella, al Ministro e al Governo italiano di quale contesto stiamo parlando, da cui ritengo non si possa assolutamente prescindere. Taranto è una città industriale al servizio dell'economia nazionale, voluta dai Governi post-unitari fino ai giorni nostri. Fin dalla fine del 1800 nasce l'arsenale della Marina militare ancora operativo; durante il Fascismo si sviluppa la cantieristica sia militare che civile e nel secondo dopoguerra si aggiungono l'acciaio pubblico, il cemento pubblico e la raffinazione pubblica. Solo nella seconda metà degli anni Novanta del secolo passato, l'acciaio e il cemento vengono privatizzati e, negli ultimi 15 anni, in questa grande città, accanto al porto industriale si è aggiunto positivamente il porto hub di transhipment e, infine, il grande stabilimento di avionica di Alenia che costruisce parti del boeing 787 dreamliner. Insomma, se mi consente, onorevole sottosegretario, nel sistema industriale di Taranto lavorano circa 30 mila persone, di cui 14 mila solo in Ilva. E, allora, mi permetto  di chiedere che si adotti un giusto  approccio da parte del  Governo per costruire un positivo rapporto tra il legislatore, le rappresentanze territoriali ed il Governo medesimo, sia in quest'Aula che ad altri livelli al fine di affrontare la vicenda in essere. Cosa  che il Ministro Clini, mi pare, abbia  già avviato.

Stiamo parlando della storia di una città industriale italiana, che si chiama Taranto. Spero, perciò, di essere stato sommariamente sufficiente nella rappresentazione del contesto, perché dentro quel contesto le questioni che sono davanti a noi, ( come poste dall'interpellanza urgente), hanno bisogno delle giuste soluzioni.
L'evento congiunturale dentro il contesto è in capo all'autorità giudiziaria. Esso avrà i suoi esiti e i suoi sviluppi in ordine agli incidenti probatori già conclusi e a quelli che sono ancora in corso.

Per parte nostra , il punto che nella replica mi permetto di riproporre al Governo è la seguente: è decisivo, nonché importante, che si annunci, in ordine alle novità provenienti dall’autorità giudiziaria rappresentate dalle perizie chimica ed epidemiologica , che esistono le condizioni reali e concrete per la riapertura e l'autorizzazione AIA..
Penso in questo momento, che la sua  dichiarazione di avviare il riesame dellAIA   sia una risposta importante per affrontare le questioni ( in quella città italiana e industriale che si chiama Taranto) ed il grande problema di come portare a sintesi positiva il diritto alla salute e il diritto al lavoro. Questo è il punto più delicato , l’auspicio degli interpellanti ,  l'annuncio della riapertura dell'AIA, che restituirebbe all'intera comunità di chi lavora e di chi vive in quel territorio gli elementi dell'impegno delle istituzioni e del rispetto delle leggi e ovviamente anche della nuova normativa europea a cui lei ha fatto riferimento.
Tuttavia mi permetto già di porre in agenda, oltre alle richieste avanzate dal presidente della regione, dal sindaco di Taranto e dal presidente della provincia nel più recente incontro di ieri, la necessità di addivenire ad un coordinamento tra il suo dicastero e quello dello sviluppo economico al fine di avere davanti in maniera esplicita e chiara gli elementi asimmetrici e di contraddizione non solo in relazione all'AIA che si riapre, ma in ordine alle tante questioni antiche alle quali l'onorevole Mariani nelle sue conclusioni ha fatto riferimento che appunto si chiamano bonifiche e aggiungerei anche i dragaggi. Ma non è questa la sede più adatta se non quella di richiamare alla nostra memoria una serie di questioni che sono l'agenda del Governo Monti, del Governo italiano e dei suoi Ministeri, soprattutto in quella città che diviene il simbolo italiano e industriale. Mi permetto di dire, apprezzando le conclusioni di cui ella ha fatta menzione, che stiamo parlando del simbolo del rapporto tra istituzioni e comunità, tra politica e comunità, tra lavoro e ambiente, tra industria e salute. Non c'è nulla di retorico nelle mie parole, ma soltanto un auspicio cui teniamo e a cui penso che come gruppo del PD lavoreremo, ma non è esclusivo patrimonio del gruppo del PD (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pubblicato in L'Industria

Ilva, studio Sentieri, a Taranto aumentata la mortalità. Legambiente: “I nuovi dati confermano la drammaticità della situazione.

Necessari provvedimenti urgenti e una valutazione dell’impatto sanitario che orienti le prescrizioni dell’Aia

“I nuovi dati degli studi epidemiologici dell’area di Taranto confermano la drammaticità della situazione sanitaria nella città pugliese”. Così il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza in merito ai dati dell’aggiornamento dello studio epidemiologico Sentieri, relativi all’analisi della mortalità, del biomonitoraggio e del rischio sanitario connesso alla qualità dell’aria per gli anni 2003-2009.

“Una drammaticità che la delegazione di Legambiente ha richiamato oggi durante l’incontro con il ministro della salute Balduzzi – prosegue Cogliati Dezza - e che non può farci che ribadire l’urgenza di provvedimenti che affrontino e diano soluzione a questa vera e propria emergenza: indagine sulla popolazione per limitare l’esposizione al rischio, campagne informative ai cittadini sui comportamenti da attuare o evitare per limitare i rischi, indagini sull’incidenza sanitaria degli altri importanti impianti industriali del territorio quali l’ENI, la Cememtir e l’Arsenale marina Militare.

Gli stessi dati non possono che rafforzare d’altro canto la richiesta che la valutazione dell’impatto sanitario sia parte integrante dell’Aia e che ne orienti le prescrizioni. E’ evidente che misure e limiti non possono essere valutati in una situazione astratta, ma soltanto qui e ora; e a Taranto ci si ammala e si muore di più in maniera intollerabile rispetto al resto della provincia e della Regione”.

“Al termine dell’incontro con il Ministro della Salute Balduzzi, al quale sono state presentate le richieste di Legambiente già rese note dagli Organi d’Informazione, abbiamo appreso” – dichiara Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto – “che nell’incontro precedente a quello con le associazioni ambientaliste e sanitarie -, che il Ministro ha avito con i rappresentanti istituzionali -. non è stato sentito il parere del direttore dell’ARPA Puglia prof Giorgio Assennato.

Riteniamo che viceversa  l’ARPA debba essere ascoltata e questo per diversi  motivi:

1) l’Arpa Puglia diretta dal prof Assennato ci ha fornito un regime di controlli e una mole di dati sulla qualità dell’ambiente a Taranto e sull’inquinamento delle diverse matrici (aria, suolo, acque) imparagonabile per quantità e qualità a quanto fatto in precedenza, Non si può dimenticare che anche grazie a quei dati i periti incaricati dalla Procura di Taranto hanno potuto produrre in un tempo assai breve indagini approfondite e rigorose nei metodi e negli esiti

2) il prof Assennato è un medico specialista in epidemiologia e Medicina del Lavoro con all’attivo importanti studi scientifici sulla correlazione tra  sostanze inquinanti e patologie;

3) l’ARPA Puglia è uno dei pochissimi tra gli Enti pubblici interessati ad aver chiesto in più occasioni e in tempi non sospetti (molto prima dell’inchiesta della Magistratura) indagini e studi sulla salute dei cittadini di Taranto e sulle ricadute sanitarie dell’inquinamento; tali richieste sono rimaste purtroppo inascoltate.

 

Pubblicato in L'Industria

Cosa sappiamo

1.Le emissioni di sostanze inquinanti dell’impianto siderurgico di Taranto sono state e sono ancora elevate (con emissioni convogliate e fuggitive). I controlli campionari e i sistemi di monitoraggio continui dell’ARPA Puglia hanno messo in evidenza negli anni diverse criticità relative alle concentrazioni di PM10 (al di fuori dai limiti di legge per i valori giornalieri nelle centraline del quartiere Tamburi), di benzo(a)pirene, e di diossine.

2.Le sostanze emesse alle concentrazioni riscontrate in aria ambiente producono effetti sanitari prevedibili sulla base delle conoscenze scientifiche disponibili: malattie dell’apparato cardiovascolare, respiratorio ed alcune forme tumorali. Il nesso eziologico è ben stabilito.

3.Gli effetti dell’inquinamento prodotto dall’impianto siderurgico di Taranto sono già conosciuti dalla Unione Europea. La Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) di Copenhagen  ha di recente stimato che il costo dell’impatto sanitario dello stabilimento ILVA è pari a 283-463 milioni di euro all’anno. La stima si basa su una procedura di risk assessment (http://www.eea.europa.eu/pressroom/newsreleases/industrial-air-pollution-cost-europe).

4.Gli studi epidemiologi su Taranto confermano quanto indicato dai risultati delle procedure di risk assesment. Le osservazioni sulla mortalità risalgono agli studi del’OMS negli anni ’90 con una chiara indicazione di un eccesso di mortalità totale e per tumori nella popolazione comunale rispetto alla regione. Tali risultati sono stati confermati per gli anni successivi dallo studio SENTIERI. Con la perizia epidemiologica (vedi in parte: Mataloni et al, 2012) è stato possibile valutare lo stato di salute della popolazione dei quartieri in prossimità dell’impianto (Tamburi, Borgo e Paolo VI). La compromissione sanitaria in questi quartieri è elevata, non solo per le patologie oncologiche, ma sopratutto per le patologie cardiovascolari e respiratorie.

5.Il quadro sanitario compromesso è attribuibile ad esposizioni ambientali, a condizioni sociali di deprivazione ed è il risultato di esposizioni professionali per lavorazioni che sono riconosciute a rischio (siderurgia, gruppo I per la IARC, e costruzioni meccaniche e navali).

Gli interventi

Le premesse

1.Le istituzioni centrali (ISPRA ed ISS) e le istituzioni locali (ARPA Puglia, Agenzia Sanitaria Regionale,  e ASL di Taranto) devono concertare la progettazione, gli obbiettivi  e la realizzazione di un piano di intervento.

2.Il piano non può prescindere dalle conoscenze ambientali ed epidemiologiche già prodotte con le osservazioni ambientali realizzate da Arpa Puglia,  dai risultati dello studio Sentieri, e delle indagini epidemiologiche sugli effetti a lungo e  a breve termine condotte nell’ambito dell’incidente probatorio effettuato nell’inchiesta sull’ILVA. Tali conoscenze motivano gli obbiettivi del piano.

3.Come in altri contesti Italiani, anche in questo caso è cruciale prevedere

meccanismi di partecipazione alle attività di sorveglianza della popolazione e degli organismi di rappresentanza e di volontariato

4.L’ Autorizzazione Integrata Ambientale deve rappresentare un’opportunità da questo punto di vista.

Sorveglianza ambientale

La sorveglianza ambientale mira a valutare i cambiamenti temporali nella concentrazione ambientali degli inquinanti attraverso:

1.L’uso delle centraline di ARPA Puglia già esistenti per gli inquinanti convenzionali (incluso PM10 e PM2.5);

2.La caratterizzazione giornaliera della granulometria delle polveri e delle frazioni fini ed ultrafini;

3.La caratterizzazione giornaliera delle componenti  del particolato, inclusi solfati, nitrati, carbonio organico, carbonio elementare, e metalli (in considerazione dell’elevato quantitativo delle sostanze emesse);

4.La misura continua degli inquinanti organici persistenti (PCB, diossine e furani).

5.La realizzazione di modelli di dispersione degli inquinanti con l’attribuzione, attraverso stime modellistiche,  ad ogni punto del territorio dei livelli di concentrazione al suolo.

L’Emilia Romagna ha sviluppato per la propria regione un progetto di Super Sito che già contiene tutti gli elementi descritti.  

Sorveglianza epidemiologica

1.Mantenere la base informativa della coorte di popolazione (1998-2010), già arruolata e caratterizzata attraverso la perizia epidemiologica,  e continuare il follow-up.

2.Studiare gli effetti a breve termine (mortalità, ricoveri ospedalieri ed emergenza di pronto soccorso) con la metodologia indicata nella perizia epidemiologica. I dati di esposizione saranno anche quelli raccolti dalla sorveglianza ambientale innovativa;

3.Studiare gli eventi riproduttivi per gli anni pregressi e dopo gli interventi (nati pretermine, peso alla nascita, rapporto tra i sessi, ecc.)

4.Individuare un gruppo (panel) di soggetti suscettibili (bambini, BPCO, malattie cardiache)  da seguire con visite ripetute

5.Condurre uno studio trasversale di grandi dimensioni per caratterizzare la popolazione,le abitudini di vita, e il quadro cardiovascolare e respiratorio utilizzando anche il biomonitoraggio (specie per metalli ed inquinanti organici) con creazione di una bio-banca secondo criteri etici e sostenibili.

Interventi di prevenzione

1.Rafforzare tutti gli interventi di prevenzione primaria di provata efficacia (cessazione del fumo, programmi di controllo alimentare, riduzione dell’obesità, rischio cardiovascolare nelle aree più compromesse e con maggiore deprivazione.

2.Rafforzare tutti gli interventi di prevenzione secondaria di provata efficacia (screening tumore collo utero, mammella), specie nelle aree a più alta deprivazione.

Pubblicato in L'Industria

Articoli correlati

Legambiente, Circolo di Taranto - Via Temenide 30/A • Web Agency: Capera.it

Privacy Policy | Cookie Policy